lunedì 17 marzo 2008

IL SECOLO BREVE

Il Novecento, molteplice nei suoi protagonisti e scenari, scandito da eventi straordinari si è chiuso sollecitando i contemporanei a nuove riflessioni. Si sono così moltiplicati i punti di vista, i criteri interpretativi e con essi i rischi di una storiografia "responsabilistica".
Assistiamo, oggi, ad una nuova moda assai diffusa tra gli storici: quella di periodizzare, di piegare fenomeni di ordine assai diverso al gusto di datare in modo uniforme. E il Novecento, in quanto secolo ricco di eventi e di scenari molteplici , in continuo movimento, plurivaloriale, ha consentito questa mania. Bisogna però stare attenti perchè si stabilisce una gerarchia che è già un passo avanti verso l'indicazione di "una causa per eccellenza" la quale, in storiografia, è molto spesso la forma insidiosa della ricerca di un responsabile, quindi di un giudizio di valore.
Dalla periodizzazione al giudizio di valore il passo è breve!
Il Novecento, tuttavia, esige uno sforzo di sintesi che è insieme interpretazione e rischio di giudizio di valore; semplicemente dobbiamo esserne consapevoli.
Quanto appena detto spiega il moltiplicarsi di definizioni periodizzanti a seconda della prospettiva privilegiata: "secolo dei totalitarismi", " secolo delle ideologie", "secolo delle guerre totali", "secolo delle donne", "secolo dei giovani", " secolo breve". Si è come circumnavigato il Novecento, ciascuno privilegiando uno specifico angolo visuale. E' una moda che ha fatto saltare la coincidenza tra confini cronologici e confini concettuali. Un testimone, e contestualmente artefice, di questo cambiamento è Eric J. Hobsbawn; egli con la pubblicazione del libro "Il secolo breve" (1995) ha introdotto nel lessico storiografico una nuova espressione: secolo breve. Si tratta di una periodizzazione formulata dietro l'ombra della parabola socialista. Infatti, il breve secolo iniziò con il collasso internazionale e socio-politico del 1914-17 ed è finito con il crollo dei regimi comunisti tra il 1989 e il 1991.
Nell' ottica di Hobsbawn tale secolo appare come un "sandwich" storico in cui due epoche di crisi (ETà DELLA CATASTROFE 1914-1945 e LA FRANA 1973-1991) circondano una generazione circondata da crescita economica prolungata e trasformazione pacifica (ETà DELL' ORO 1947-1970), epoca, questa di mezzo, straordinaria, senza precedenti , che ha segnato la fine di sette otto millenni di storia in cui la stragrande maggioranza del genere umano viveva coltivando i campi e allevando animali. Il breve XX secolo di Hobsbawn coincide con l'ascesa e la caduta del progetto socialista. Per l'autore questa missione socialista è stata di cruciale importanza. Anche se è degenerato nello stalinismo, anche se è crollato come regime, lo Stato comunista sovietico ha compiuto la grande impresa di aiutare le democrazie liberali capitalistiche a sconfiggere il fascismo. Ora che il socialismo non ha più una patria, Hobsbawn confessa di provare un senso di disorientamento.
"E' ironia della storia di questo strano secolo che il risultato più duraturo della Rivoluzione d'Ottobre, il cui obiettivo era il rovesciamento del capitalismo su scala planetaria, sia stato quello di salvare i propri nemici, sia nella guerra, con la vittoria militare sulle armate hitleriane, sia nella pace, procurando al capitalismo dopo la seconda guerra mondiale l'incentivo e la paura che lo portarono ad autoriformarsi: infatti, il capitalismo trasse dai princìpi dell' economia pianificata dei regimi socialisti, allora assai popolari, alcuni metodi per la riforma interna." Eric J. Hobsbawn

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